Come nel romanzo di Oscar Wilde, “Il ritratto di
Dorian Gray”, il degrado morale di parte della società reggina ha risparmiato l’aspetto
elegante e ben curato degli uomini e delle donne di questa città, ma ha
sfregiato progressivamente e inesorabilmente l’immagine della nostra terra:
Reggio era una città naturalmente bella fino agli anni ’60 del secolo appena
trascorso, ma ora il Male che ne divora il cuore la deturpa in modo sempre più
evidente. Quarant’anni fa non c’erano le meduse a infestare il mare; fare una
gita sulla Jonica o sulla Tirrenica era un sollievo per gli occhi e per il
cuore; recarsi sull’Aspromonte significava ritemprarsi lo spirito e i polmoni.
Oggi, e solo per colpa nostra, siamo una discarica a cielo aperto, incarnazione
dolente della Geenna, la valle vicino Gerusalemme dove gli abitanti, al tempo
di Gesù, bruciavano l’immondizia. Ogni metro quadrato è stato cementificato con
obbrobri degni dei “Fiori del Maligno”, rimanendo in tema di letteratura, e
rimandando stavolta a Baudelaire. La città del Giardino delle Esperidi, Reggio,
il paradiso terrestre, ha caricato sulla sua pelle, come il ritratto del
romanzo inglese, tutti i mali dell’egoismo, dell’ignoranza, della superbia e
presunzione del suo sventurato popolo, divenendo l’inferno sulla terra, dove
vivere è una scommessa e tentare di abitarvi una sfida contro la follia umana. Che
spazio può essere rimasto nei gironi infernali reggini per la Bellezza, per la Spiritualità,
per l’Arte? A tutta prima la risposta non può che essere negativa, ma la lotta
per l’Amore del Bello, come ci ha insegnato il compianto Monsignor Francesco Gangemi, non può essere mai
abbandonata: la resa all’egoismo e al Male non è contemplata; la trasformazione
dell’Uomo in mera macchina per produrre e consumare non può essere accettata e
condivisa.
La lunga premessa, così poco politically correct,
serve solo a inquadrare la notizia che si vuole offrire: nel mese di Giugno
dell’anno del Signore 2013, grazie alla generosità della Fondazione della Cassa
di Risparmio di Calabria e Lucania, sponsor della committenza, il padre Loukàs
Xenophontinòs, assistito dai suoi allievi padre Hieronymos e padre Davìd, tutti
del monastero Athonita di Xenophòn, ha realizzato un Cristo Pantocratore
all’interno della cupola della Chiesa di San Paolo dei Greci presso il Vico
Sant’Anna alle Sbarre, dove è ubicata la Parrocchia ortodossa di Reggio. La
Chiesa stessa è un dono del Monastero del Consolatore di Oropòs in Attica (nell’Ellade,
per chi non sappia dove sia Atene) alla città di Reggio e alla Metropoli
Ortodossa di Italia e Malta, guidata dal Metropolita S.Em. Gennadios. La città
prostrata, disprezzata, riesce ancora ad attirare committenze e interesse dalla
sua Madrepatria, per quel rispetto verso la sua Storia, sconosciuta solo ai suoi
abitanti attuali: nell’anno dei rifiuti e delle buche, non tutto è stato Male.
Il dipinto, opera di uno dei più accreditati
Maestri Iconografi dell’intero mondo ortodosso e della sua bottega, rappresenta
un Cristo Pantocratore, nell’atto di affacciarsi dall’alto dei cieli per
assistere il suo gregge. La raffigurazione opera un doppio svelamento: la
cupola sembra scomparire per mostrare il cielo azzurro, in cui volano i quattro
angeli che sorreggono uno squarcio nella volta celeste che ci permette di ammirare
l’Empireo, contraddistinto dall’aurea luce taborica, in cui campeggia la
maestosa e paterna figura del Cristo. Lungo il bordo della finestra sul
Paradiso, si legge, in caratteri greci, una preghiera di benedizione propria
del Vescovo, che tradotta suona: “Signore,
Signore, guarda dal cielo e vedi, e visita questa vigna, e purifica ciò
che la tua destra ha piantato”.
Vista la bella povertà della Parrocchia di San
Paolo dei Greci, i tre monaci sono stati “adottati” dai fedeli parrocchiani,
che li hanno nutriti e serviti per tutto il tempo in cui sono stati alloggiati
nella sottostante Cappella di Sant’Elia di Reggio, detto lo Speleota,
temporaneamente adibita a foresteria. Le spese di allestimento della costosa
impalcatura per permettere ai tre monaci di dipingere la volta della cupola
sono state offerte dall’Arch. Filippo Dario Azzarà di Lazzaro. La manovalanza è
stata prestata anche da fedeli e dal clero della Chiesa, in una vera e propria
gara di generosità disinteressata.
L’inaugurazione ufficiale del dipinto spirituale,
capolavoro che rimanda alla ricchezza di Reggio e della Calabria nel suo
passato, è stata svolta giorno 29 giugno alle ore 11, durante la festa della
Parrocchia per la memoria liturgica di San Paolo Apostolo, alla presenza di
personalità e di amici della Chiesa Ortodossa di Reggio.