giovedì 4 luglio 2013

Il ritratto di Dorian Reggio

Come nel romanzo di Oscar Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”, il degrado morale di parte della società reggina ha risparmiato l’aspetto elegante e ben curato degli uomini e delle donne di questa città, ma ha sfregiato progressivamente e inesorabilmente l’immagine della nostra terra: Reggio era una città naturalmente bella fino agli anni ’60 del secolo appena trascorso, ma ora il Male che ne divora il cuore la deturpa in modo sempre più evidente. Quarant’anni fa non c’erano le meduse a infestare il mare; fare una gita sulla Jonica o sulla Tirrenica era un sollievo per gli occhi e per il cuore; recarsi sull’Aspromonte significava ritemprarsi lo spirito e i polmoni. Oggi, e solo per colpa nostra, siamo una discarica a cielo aperto, incarnazione dolente della Geenna, la valle vicino Gerusalemme dove gli abitanti, al tempo di Gesù, bruciavano l’immondizia. Ogni metro quadrato è stato cementificato con obbrobri degni dei “Fiori del Maligno”, rimanendo in tema di letteratura, e rimandando stavolta a Baudelaire. La città del Giardino delle Esperidi, Reggio, il paradiso terrestre, ha caricato sulla sua pelle, come il ritratto del romanzo inglese, tutti i mali dell’egoismo, dell’ignoranza, della superbia e presunzione del suo sventurato popolo, divenendo l’inferno sulla terra, dove vivere è una scommessa e tentare di abitarvi una sfida contro la follia umana. Che spazio può essere rimasto nei gironi infernali reggini per la Bellezza, per la Spiritualità, per l’Arte? A tutta prima la risposta non può che essere negativa, ma la lotta per l’Amore del Bello, come ci ha insegnato il compianto Monsignor  Francesco Gangemi, non può essere mai abbandonata: la resa all’egoismo e al Male non è contemplata; la trasformazione dell’Uomo in mera macchina per produrre e consumare non può essere accettata e condivisa.
La lunga premessa, così poco politically correct, serve solo a inquadrare la notizia che si vuole offrire: nel mese di Giugno dell’anno del Signore 2013, grazie alla generosità della Fondazione della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania, sponsor della committenza, il padre Loukàs Xenophontinòs, assistito dai suoi allievi padre Hieronymos e padre Davìd, tutti del monastero Athonita di Xenophòn, ha realizzato un Cristo Pantocratore all’interno della cupola della Chiesa di San Paolo dei Greci presso il Vico Sant’Anna alle Sbarre, dove è ubicata la Parrocchia ortodossa di Reggio. La Chiesa stessa è un dono del Monastero del Consolatore di Oropòs in Attica (nell’Ellade, per chi non sappia dove sia Atene) alla città di Reggio e alla Metropoli Ortodossa di Italia e Malta, guidata dal Metropolita S.Em. Gennadios. La città prostrata, disprezzata, riesce ancora ad attirare committenze e interesse dalla sua Madrepatria, per quel rispetto verso la sua Storia, sconosciuta solo ai suoi abitanti attuali: nell’anno dei rifiuti e delle buche, non tutto è stato Male.
Il dipinto, opera di uno dei più accreditati Maestri Iconografi dell’intero mondo ortodosso e della sua bottega, rappresenta un Cristo Pantocratore, nell’atto di affacciarsi dall’alto dei cieli per assistere il suo gregge. La raffigurazione opera un doppio svelamento: la cupola sembra scomparire per mostrare il cielo azzurro, in cui volano i quattro angeli che sorreggono uno squarcio nella volta celeste che ci permette di ammirare l’Empireo, contraddistinto dall’aurea luce taborica, in cui campeggia la maestosa e paterna figura del Cristo. Lungo il bordo della finestra sul Paradiso, si legge, in caratteri greci, una preghiera di benedizione propria del Vescovo, che tradotta suona: “Signore, Signore, guarda dal cielo e vedi, e visita questa vigna, e purifica ciò che la tua destra ha piantato”.
Vista la bella povertà della Parrocchia di San Paolo dei Greci, i tre monaci sono stati “adottati” dai fedeli parrocchiani, che li hanno nutriti e serviti per tutto il tempo in cui sono stati alloggiati nella sottostante Cappella di Sant’Elia di Reggio, detto lo Speleota, temporaneamente adibita a foresteria. Le spese di allestimento della costosa impalcatura per permettere ai tre monaci di dipingere la volta della cupola sono state offerte dall’Arch. Filippo Dario Azzarà di Lazzaro. La manovalanza è stata prestata anche da fedeli e dal clero della Chiesa, in una vera e propria gara di generosità disinteressata.

L’inaugurazione ufficiale del dipinto spirituale, capolavoro che rimanda alla ricchezza di Reggio e della Calabria nel suo passato, è stata svolta giorno 29 giugno alle ore 11, durante la festa della Parrocchia per la memoria liturgica di San Paolo Apostolo, alla presenza di personalità e di amici della Chiesa Ortodossa di Reggio.

mercoledì 5 giugno 2013

mercoledì 15 maggio 2013

Habemus sbarrotos!


Adversus Sbarrotos Regitanosque


Perché dobbiamo limitarci a insultare gli "sbarroti con la scorcia"? Proviamo ad amarli, a parlare loro ... magari con parole semplici semplici! Magari in dialetto ...

giovedì 9 maggio 2013

martedì 16 aprile 2013

giovedì 11 aprile 2013

giovedì 28 marzo 2013

martedì 26 febbraio 2013

mercoledì 20 febbraio 2013